Omaggio a Luzi

A Mendrisio presentati, con Armando Torno del “Corriere della Sera”, gli scritti del grande poeta ispirati dai testi biblici.

di Giuliana Panzeri

Quando fu chiesto al grande poeta Mario Luzi, su invito di papa Giovanni Paolo II, di creare un testo di meditazione che accompagnasse la Via Crucis al Colosseo, il poeta, come egli stesso scrisse, fu colto da «un dubbio di insufficienza e di inadeguatezza» e ancor più dal timore che la sua «disposizione interiore non fosse così limpida e sincera quanto il soggetto richiedeva».

Finché non maturò in lui «un testo poematico di cui Gesù fosse l’unico agonista» il quale «nella tribolazione della Via Crucis avrebbe confidato al Padre la sua angoscia e i suoi pensieri dibattuti tra il divino e l’umano, la sua afflizione e la sua soprannaturale certezza».

Ne nacquero i versi della Passione di Cristo. Via Crucis al Colosseo, corrispondenti ai passi evangelici delle diverse stazioni: in essi la voce di Gesù sofferente che sente quanto «la tristezza del tempo è forte nell’uomo», sembra dare parola ed espressione alla profondità spirituale del cammino di Mario Luzi, poeta laico, sulle tracce del Cristianesimo e ai «pensieri dibattuti tra il divino e l’umano» che caratterizzano i suoi scritti dedicati all’Antico e al Nuovo Testamento.

Queste pagine sono oggi pubblicate nel volume Mario Luzi su “La parola di Dio” (edizioni Metteliana), curato da Paolo Andrea Mettel, presidente dell’associazione “Mendrisio Mario Luzi poesia del mondo”, con introduzione di Bruno Forte e postfazione di Carlo Carena.

Il libro, oltre alla Via Crucis al Colosseo, raccoglie infatti le introduzioni al Libro di Giobbe, alle Lettere di San Paolo, al Vange lo secondo Giovannie all’Apocalisse, scritte dal grande poeta fra il 1990 e il 2002.

«Una quantità di pagine, raccolte in questo volume, un fervido sgomitolarsi di scrittura, quasi un inesausto correre di penna: pagine tutte addossate alla parola di Dio», scrive Mettel, ricordando che Luzi alla «decifrazione quasi esegetica della Parola» affianca la consapevolezza della «sublime virtù teologale della fede», alata conduttrice: «La fede sale in cielo / da sola, con le sue ali». È la fede incondizionata che il poeta rinviene nella devozione, nella fedeltà di Giobbe, come sottolinea l’introduzione di monsignor Bruno Forte: «…l’idea di Dio nella mente e nel cuore dell’appassionato cercatore del Suo Volto, nascosto com’esso è sotto le piaghe del male del mondo, incessantemente “si forma e si trasforma”: e perciò di questa idea è costante solo la necessità. Di essa è eco “l’amore tempestoso e struggente che supera ogni mutamento di condizione”».

La pubblicazione è stata recentemente presentata a Mendrisio, con l’intervento di studiosi e appassionati cultori dello scrittore toscano. Ad Armando Torno, giornalista culturale del “Corriere della Sera”, che nel rapporto del poeta con i testi religiosi vede un capitolo importante, che ha pochi eguali, della storia letteraria italiana del ’900, ha fatto eco Gianni Festa, priore di Santa Maria delle Grazie di Milano, che ha auspicato uno studio approfondito della biblioteca cristiana di Luzi, sul modello degli studi di quella manzoniana e delle relative note a margine sui volumi.

Stefano Verdino, dell’Università di Genova, ha ricordato l’aspetto creaturale, francescano, «leggero e profondo in ogni suo detto», che ha caratterizzato la tarda età dell’autore, spingendolo a «spandersi con generosità di partecipazione e generosità intellettuale».

Ritrovando in Luzi il «compagno di viaggio» dei suoi anni giovanili fino alla tesi di laurea sull’opera Viaggio celeste e terrestre di Simone Martini, il giornalista e scrittore Andrea Fazioli ha evocato il «respiro da pittore» con cui il poeta, sulle tracce del grande artista medievale, «tenta di dare forma concreta all’apparizione del divino nell’umano» e lo fa con rarità, unicità e grazia: un divino «attimo di totale evidenza» nell’«ondular si delle colline» dell’amata terra senese dai paesaggi metafisici e in «tutto l’azzurro» di cui s’ammanta la fanciulla dell’Annunciazione.

A Mendrisio è stato anche presentato un inedito di Mario Luzi del 2003, Fu lento, in una plaquette in 160 copie numerate realizzata da Joseph Weiss Edizioni.