Luzi, un tesoro senza casa

PDFdi Marco Marchi – Firenze, 28 febbraio 2013 → blog “Notizie di Poesia”

Articolo pubblicato su “QN” (“Il Resto del Carlino”,” Il Giorno”, “La Nazione”) di oggi.

A otto anni dalla scomparsa resta irrisolta la questione delle sue carte

Otto anni dalla scomparsa di Mario Luzi, campione tra i massimi della poesia italiana del Novecento: dagli anni Trenta del suo debutto legato a una mitica raccolta come La barca e alle vicende dell’ermetismo alle opere altissime della sua fervida vecchiaia: da Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini a Sotto specie umana, da Dottrina dell’estremo principiante al postumo, straordinario Lasciami, non trattenermi.

Firenze celebra la ricorrenza con un duplice omaggio nella solenne cornice di Palazzo Vecchio. Due appuntamenti in ricordo del poeta: al mattino, nel Salone de’ Dugento, la cerimonia di premiazione del concorso giovanile di poesia «Firenze per Mario Luzi» organizzato dall’Assessorato all’Educazione del Comune in collaborazione con «La Nazione», e nel pomeriggio, ancora in quel Salone, un incontro con testimonianze, letture e musica in onore.

Le commemorazioni proseguiranno nei giorni successivi anche fuori Firenze, con omaggi a Stazzema e a Mendrisio, in Svizzera. Ma il modo migliore per onorare la memoria di un Maestro di respiro europeo come Luzi sarebbe stato quello di vedere finalmente risolta l’annosa questione delle sue carte. Proprio in questi giorni, invece, la polemica si è riaccesa. Prima di morire, com’è noto, Luzi aveva donato gran parte della propria biblioteca al Comune di Pienza, luogo amatissimo dei suoi soggiorni estivi che, in ideale contraccambio, gli aveva intitolato un Centro Studi per vari anni, con Luzi vivente, culturalmente vivace e operoso. Si pensava però, da parte degli studiosi del poeta, che le sue carte dovessero restare a Firenze, e che in special modo esse trovassero la loro più appropriata e naturale sede di conservazione nel blasonato Gabinetto Vieusseux, accanto a quelle di tanti prestigiosi compagni di strada novecenteschi dell’autore: da Betocchi a Montale, da Pratolini a Pasolini.

Sotto l’egida dell’allora Presidente del Consiglio regionale Riccardo Nencini, si procedette nel 2006 ad un primo inventario di quanto, rimasto nell’abitazione del poeta, il figlio Gianni era disposto a concedere: in particolare preziosi appunti, minute, lettere, l’insieme delle opere e delle traduzioni (con i libri più cari al poeta spesso arricchiti di dediche), ma anche ritratti e opere d’arte. Io stesso, assieme a Stefano Verdino e ad altri rappresentanti designati, partecipai a questa prima ricognizione-inventariazione del materiale, e poi, nel febbraio 2007, alle manifestazioni in onore del poeta-senatore promosse dalla Regione Toscana, gravitanti attorno ad una mostra dei ritratti provenienti proprio dalla collezione del fondo.

Poi le cose si complicarono, il clima cambiò. Quale la destinazione del fondo? La Regione stessa (secondo Nencini, dotata di proprie biblioteche e strutture in grado di accoglierli e valorizzarli), o il Vieusseux? La trattativa con Gianni Luzi, in mancanza delle previste necessarie risorse per attuare il progetto, si arrestò, e la situazione di stallo presto si aggravò, fino a rendersi del tutto ingestibile con i vincoli posti dalla sovrintendenza ai beni librari.

Ora Nencini, espressamente chiamato in causa da articoli apparsi sul «Sole 24-Ore» e «La Nazione», sostiene di non essersi mai opposto ad una destinazione Vieusseux e contesta l’accusa di una «ignominiosa» conservazione di tale patrimonio, trasferito da tempo, come però soltanto ora si apprende, in locali adeguati.

L’anno prossimo cadrà il centenario della nascita di Luzi. Sarebbe auspicabile che la vexata quaestio fosse allora risolta e le carte e gli altri materiali fossero a disposizione del pubblico. Un’iniziativa concretamente operativa parte adesso dall’attuale Direttrice del Gabinetto Vieusseux, Gloria Manghetti, che ha proposto all’Assessore alla cultura di Firenze Sergio Givone l’apertura di un tavolo: un tavolo di trattativa attorno al quale possano raccogliersi, assieme all’erede, rappresentanti delle istituzioni e studiosi del poeta. Studiosi che del grande Mario furono spesso amici devoti, ancor oggi molto riconoscenti e affezionati.