Carte Luziane

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di Stefano Verdino

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Due sono gli aneddoti di principale riferimento: il primo ebbe anni fa, nel 2002, l’onore della stampa, quando in una fiera del Libro antico a Firenze un mio caro amico bibliofilo, Beppe Manzitti, trovò sui banchi di un libraio un manoscritto di un centinaio di fogli autografi, con le poesie di La barca e un cospicuo gruppo di inediti coevi. Nulla sapeva il vivente nonagenario autore, che si trovò in una situazione degna di Pirandello: quaranta milioni o più il prezzo per poter leggere quanto quasi settant’anni prima aveva scritto. La storia ebbe un lieto fine: gli inediti pubblicati come Poesie ritrovate (Garzanti 2003), alla cui introduzione si rimanda per la cronaca del ritrovamento; i relativi manoscritti conservati al Centro studi Mario Luzi di Pienza e Nino Petreni, per il settantesimo del primo libro luziano, ha procurato una bella edizione con a fronte testo e riproduzione autografi (La barca, Montepulciano, Le Balze, 2005).

Aneddoto privato: una ventina d’anni fa, chiedendo a Luzi dell’origine della sua passione per il teatro, mi fece cenno ad una piece del dopoguerra, Pietra oscura, che partecipò al premio Libera stampa di Lugano del ’47 (vinto da Pratolini) ed ebbe anche una trasmissione radiofonica, con seguito di polemiche tra laici e cattolici, i primi in difesa dell’autore, per via di una ‘scabrosità’ oggi quanto mai irreperibile: il defunto prete, in fama di santità, oggetto della diatriba scenica, si era lasciato morire di un’infezione, rifiutando le cure, tanto da far sospettare intenzioni suicide. Luzi sosteneva di non averne copia, forse una poteva essere a Londra da una sua amica d’allora Peggy Wotton. Incuriosito mi misi alla caccia, ma senza esito; provai a chiedere a Bo, che era in giuria di quel remoto premio elvetico, e lui mi indirizzò ad un giornalista elvetico Eros Belinelli, anch’esso consultato senza esito. Qualche anno dopo, frugando tra carte e fascicoli luziani in casa della moglie Elena Monaci, in via Nardi, a Firenze, ritrovai il dattiloscritto copertinato e anche prove autografe, come si racconta nell’edizione del testo, la seconda presso Libri Scheiwiller nel 2004.

I due aneddoti se confermano la celebre espressione di Bulgakov che i manoscritti non bruciano, attestano d’altra parte la pervicace assenza di spirito archivistico da parte dell’autore, del tutto incurante di carte e scartafacci, proiettato com’era nel presente e refrattario a vivere di memorie1. Ciò forse spiega la mia elezione – da parte sua – ad archivista principe del molto da lui più che conservato, accatastato. Ho altrove descritto (nell’introduzione al Meridiano Mondadori del ’98) il coacervo di carte proprie e altrui, che ho rinvenuto nel tempo. Ci sono molte cose, ma anche molte assenze, magari temporanee, come è capitato con l’autografo del primo libro e con quello di Al fuoco della controversia donato da Luzi a Rosita Tordi Castria e da essa recentemente pubblicato (Dovuto a Mario Luzi, Roma, Bulzoni, 2007, pp. 121-250).

Luzi non era un poeta distruttore di carte come Montale o Sbarbaro, ma nemmeno un archivista come Parronchi. Oltre alla refrattarietà dell’ordine, dobbiamo rubricare la generosità di Luzi, che ha donato a più riprese suoi autografi; se poi aggiungiamo i molti traslochi ed un bombardamento che distrusse la sua prima casa in viale Milton, possiamo ben comprendere il territorio vasto quanto accidentato delle carte legate a Mario Luzi. Ho già descritto altrove le modalità compositive dell’autore, che posso in breve riassumere: per un primo periodo (1930-60) l’attività della scrittura, in verso o in prosa, era primariamente autografa su fogli e poi riscritta in dattiloscritti; successivamente (dagli anni Sessanta alla fine) i fogli autografi sono stati per gran parte sostituiti da notes, taccuini, quaderni e agende, in cui il poeta alternava abbozzi di versi, minuta di corrispondenza, appunti vari, promemoria, minute di articoli di giornale o di saggi, ecc., in un andamento affatto ordinato da un punto di vista temporale, per cui nel singolo contenitore si rinvengono scritti composti in tempi assai diversi e differenziati.

Per quanto so, il variopinto universo di libri, periodici, corrispondenza, autografi è dislocato su più sedi pubbliche e private (presso il figlio, presso di me, presso terzi). Luzi non era un lettore con penna e matita, come Caproni, che era un accanito chiosatore e postillatore; non credo sussistano significative postille su pagine stampate, Luzi lavorava piuttosto su appunti separati o anche inseriti nel libro, con rinvii di pagine in citazione o con trascrizioni di estratti. Non era un bibliofilo né possedeva una ricca e ordinata biblioteca tra la sua abitazione di Bellariva e la sua residenza in via Nardi (dismessa nel 2008).

Importante è comunque il regesto dei suoi libri, che sono dislocati – a parte quelli custoditi dalla famiglia – in due sedi: il centro studi di Pienza che ne possiede la parte più consistente e sta provvedendo alla catalogazione; la Regione Toscana, che ha in custodia – per volontà di Gianni Luzi, figlio ed erede di Mario – dal 2006 pressochè l’insieme di quanto, tra libri e carte, era presso l’abitazione del poeta e finora non ha provveduto ad altro che ad un sommario inventario concluso nell’estate del 2006 ed ha organizzato una sommaria mostra documentaria Ritratto di Mario Luzi – Autografi e inediti d’arte a cura di Giovanna M.Carli, Palazzo Panciatichi, 28 febbraio 2007.

1. Archivi

Per quanto riguarda le carte luziane in sedi pubbliche – a parte quanto nel citato Archivio non consultabile presso la Regione Toscana – esse si trovano presso:

 Centro studi La barca di Pienza

Il centro studi La barca animato da Nino Petreni (e visitabile on-line) pubblica annualmente, dal 2000, un Bollettino di studi, notizie, documenti, bibliografia luziana (il IX nel 2008). Per dono dell’autore possiede una serie di corrispondenze e documenti:

– Materiali di lavoro (fascicoli) di testi editi (Frasi e incisi di un canto salutare; Ceneri e ardori);

– Abbozzi (due agende anni Novanta; Taccuino 1948, edito da Verdino nel medesimo Bollettino II, 2001; Agenda anni Sessanta);

– Corrispondenza varia (tra cui Bassani, Bertolucci, Betocchi, Bo, Calvino, Cancogni, Cassola, Cecchi, Conte, Contini, Flaiano, Fortini, Gadda, Giudici, Landolfi, Montale, Pasolini, Pratolini, Raboni, Sciascia, Solmi, Traverso, Vallecchi, Viviani, Zanzotto)2;

– 130 lettere di Luzi a Leone Piccioni3;

– Inoltre il Centro ha acquisito, come si è detto, l’autografo di La barca e delle altre poesie giovanili.

 Centro Manoscritti dell’Università di Pavia

Il “Fondo Luzi” dell’ Università di Pavia donato dall’autore a Maria Corti negli anni Settanta è descritto in Fondo Manoscritti di Autori contemporanei, catalogo a cura di G.Ferretti, M.A.Grignani e M.P.Musatti, Torino, Einaudi, 1982, pp. 87-94. Materiale di appunti ed elaborazioni di testi poetici (di Su fondamenti invisibili) studiato ed edito rispettivamente in Taccuino di viaggio in India e altri inediti di Mario Luzi, a cura di R.Cardini, Firenze, Polistampa, 1998 e in G.Fontana, Il fuoco della creazione incessante. Studi sulla poesia di Mario Luzi, Lecce, Manni, 2002.

Presso il medesimo centro si ritrovano lettere di Luzi nel fondo Bilenchi (di cui alcune edite, cfr. par.2) e nel fondo Guarnieri (17 lettere).

Inoltre corrispondenza e carte luziane si trovano in altri archivi pubblici, di cui tento una sommaria ed approssimativa mappa:

– Archivio Bonsanti del Gabinetto Vieusseux:

Fondo Betocchi (30 lettere, copioni radiofonici, fotografie; lettere edite da Anna Panicali, cfr. par.2); Fondo Bugiani (4 lettere, 1 lirica, ritagli); Fondo Cristina Campo (3 ritagli di stampa); Fondo Caproni (18 lettere; 1 ms. prosa critica del 1958 su Caproni per un numero monografico di “La Fiera Letteraria”; lettere edite da Verdino cfr. par.2); Fondo Cordier (1 lettera); Fondo Debenedetti (4 lettere); Fondo Del Conte (1 recensione ms.); Fondo De Robertis (6 lettere); Fondo Guidacci (1 lettera); Fondo Lisi (1 lettera, edita da Gloria Manghetti cfr. par.2); Fondo Lucchese (1 lettera);

Fondo Macrì (14 lettere); Fondo Marghieri (1 lettera); Fondo Pasolini (6 lettere); Fondo Pagnanelli (1 lettera); Fondo Pratolini (1 fotografia); Fondo Rosai (6 pezzi); Fondo Siciliano (3 lettere); Fondo Tobino (1 lettera); Fondo Ungaretti (5 lettere); Fondo Vallecchi (15 lettere).

– Archivio della scrittura delle donne in Toscana dal 1861, nell’Archivio di Stato di Firenze:

Fondo Franca Bacchiega (Corrispondenza, e probabilmente anche nei fondi Busacca e Virgillito).

– Fondazione Carlo e Marise Bo dell’Università di Urbino:

Ottanta lettere a Carlo Bo, al momento inventariate dal 1935 al 2001. Altre lettere nel fondo Traverso, pubblicate da Anna Panicali cfr. par.2.

– Fondo Walter Binni della Biblioteca Augusta di Perugia (1 lettera).

– Archivio Prezzolini della Biblioteca Cantonale di Lugano:

Fondo Angioletti (1 lettera).

E’ probabile che corrispondenza luziana si trovi in vari fondi, custoditi presso enti pubblici, ma non ancora inventariati o resi pienamente accessibili ad esempio presso l’Università statale di Milano (Fondi Lagorio, Porta, Scheiwiller), l’Università di Siena (Fondo Fortini), la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna (fondo Anceschi), la Fondazione Novaro di Genova (Fondi Boselli, Vivaldi); l’Archivio Sereni della Città di Luino; l’Archivio Bigongiari presso la Biblioteca Civica di Pistoia, ecc.

– on line:

a) digital.casalini.it/vallecchi/lettere.html: 1 lettera a Elisa Campana (1971);

b) bpp.it/apulia/html/archivio/2004: Lettere a Ercole Ugo D’Andrea;

c) www.toscanaoggi.it: quattro lettere a Leone Piccioni, a cura di Nino Petreni;

d) archivio.piccoloteatro.org: ricco archivio iconografico teatrale sul sito del Piccolo di Milano (su Ipazia)

2. Lettere a stampa

Lettere a stampa di Luzi sono state sporadicamente pubblicate (per cui cfr. Bibliografia nei citati bollettini di Pienza); ne presento qui un approssimativo regesto:

in volume:

a) Casi e brani di adolescenza Una prosa e una poesia rare con dieci lettere inedite a Piero Bigongiari, a c. di P. F. Iacuzzi, Via del Vento edizioni, Pistoia 1995.

b) Una “purissima e antica amicizia” Lettere di Mario Luzi a Leone Traverso 1936 – 1966, a cura di Anna Panicali, Manziana, Vecchiarelli, 2003;

c) GIORGIO CAPRONI- MARIO LUZI, Carissimo Giorgio, Carissimo Mario Lettere 1942-1989, a cura di S.Verdino con uno scritto di Mario Luzi, Milano, Libri Scheiwiller – Playon;

d) MARIO LUZI – CARLO BETOCCHI, Lettere 1933-1984, a cura di A.Panicali, Firenze, SEF, 2008.

– in periodici o miscellanei o libri di altri:

1. Lettera a G. De Robertis, 9 agosto 1957, in M.C. Chiesi – M. Marchi, Catalogo della mostra in AA. VV., Giuseppe De Robertis, giornata di studio e mostra documentaria, Olschki, Firenze 1985, p. 121.

2. Lettera del 20 ottobre 1934, in Carlo Betocchi dal sogno alla nuda parola, a c. L.Stefani, Gabinetto Viesseux-Università degli Studi- Istituto Gramsci, Firenze 1987, scheda 52, p.20-1.

3. Colori di diverse contrade, lettere di Betocchi, Caproni, Gatto, Guttuso, Luzi, Maccari a Romano Bilenchi, a c. di P. Mazzucchelli, Piero Manni, Lecce 1993, pp. 27-33 (cinque lettere).

4. Una lettera in Lettere a un editore di provincia (1976-1996), a c. di S. Verdino, Edizioni S. Marco dei Giustiniani, Genova 1996, p. 56.

5. Cinque lettere a Jorge Guillén e tre di Guillén a Luzi, in P.Ladron De Guevara Mellado, Jorge Guillèn y los poetas italianos: epistolario inedito, in Homenaje al profesor Trigueros Cano, tomo II, Universitad de Murcia, Murcia, 1999, pp.353-8.

6. Frammento di Lettera a Massimo Franciosa in Libreria Scarpignato-Catalogo 15, Roma 1999, pp.22-3.

7. Lettera di Luzi in facsimile, in Luzi tra noi, a cura di S.G.Bonsera, Potenza, Centro culturale Spaventa Filippi/ Ermes, 1999.

8. Lettera a Lidia De Federicis del 13.12.1970, «L’indice», settembre 1999, p.17.

9. Dodici lettere di Mario Luzi, a cura di S.Verdino, in appendice a M.D’Angelo, La mente innamorata. L’evoluzione poetica di Mario Luzi (1935-1966), Chieti, Noubs, 2000, pp.75-105. Quattro lettere ad Anceschi, tre lettere a Macrí, due lettere a Parronchi, due lettere a Spagnoletti, una lettera a Sereni.

10. Due lettere (settembre 1937; 26 aprile 1986) a Piero Bigongiari, in Piero Bigongiari. Voci in un labirinto, catalogo mostra, a cura di P.F.Iacuzzi, Firenze, Polistampa, 2000, p.59 e p.204.

11. Tre lettere a Cesare Vivaldi, in Cesare Vivaldi, «La Riviera Ligure», XIII, settembre 2001- aprile 2002, 36-37, pp.58-60. Dei primi anni Sessanta (due s.d., una del 12.8.1960).

12. La prima lettera di Mario Luzi a Elio Fiore, «Quaderni del Centro Studi Mario Luzi», Comune di Pienza, III, 2002, pp.25-26. Del febbraio 1958.

13. Alla Presidenza e al Consiglio direttivo del Centro Montale – Roma, «Poesia», XVI, maggio 2003, 172, p.28.

14. Una cartolina a Remo Fasani, «Cartevive», 2, 2003, pp. 16-7.

15. Caro Mario…Caro Leone…, a cura di A.Petreni, «Quaderni del Centro Studi Mario Luzi», Comune di Pienza, V, 2004, pp. 6-11. Tre lettere (1950-2003).

16. “Gentile direttore e gentili redattori del “Cittadino Oggi”, “il cittadino Oggi”, 1 febbraio 2004, p.15. Lettera del 26.10.2003 di ringraziamento per l’appello alla nomina a senatore a vita.

17. S.Palumbo, Incontri con il maestro fra silenzi e colloqui, “Gazzetta del Sud”, 3 ottobre 2004, p.16. Frammenti di lettere inedite.

18. Lettere inedite a Leone Piccioni, «Toscana oggi», 10 ottobre 2004, p.11. Quattro lettere degli anni ’70.

19. Cara gentilissima amica, in M.R.LUZI, La conchiglia e l’oceano, Foggia, Bastoni, 2004, quarta di copertina.

20. Ultima lettera, «il Portolano», XI, 41/42, Gennaio – Giugno 2005, p.2.

21. Lettera (ottobre 1942) a Lisi in G.Manghetti, La barca – 1942, ibid., p.13.

22. Lettera del 23 giugno 1979 ad Alessandra Capocaccia Quadri, in Alessandra Capocaccia Quadri, “La Riviera Ligure”, XVI, 47, maggio-agosto 2005, p.48.

23. Due lettere inedite di Mario Luzi , “Sincronie”, 2005, 17-18, pp. 111-112. Una in occasione dell’uscita del volume postumo La memoria ferita, l’altra subito dopo aver letto il romanzo inedito che Seccareccia scrisse, ancora oggi inedito; l’altra Luzi scrisse a Rita Seccareccia, figlia del poeta.

24. Cinque lettere in Amici miei poeti – Carteggio San Marco dei Giustiniani 1976-1991, a cura di P.Senna, Genova, Fondazione Giorgio e Lilli Devoto-Edizioni San Marco dei Giustiniani, 2006.

25. A Giuseppe Bevilacqua, Urbino 25 agosto 1972 in G.Bevilacqua, Rilke un’inchiesta storica, Roma, Bulzoni, 2006, pp. 47-8.

26. Che mistero i soloni di Stoccolma, “la Repubblica”, 28 febbraio 2006 (lettera del 21 novembre 1990 a Sergio Palumbo).

27. in Lettere a Guglielmo Petroni a cura di Massimiliano Tortora, in La narrativa di Gugliemo Petroni, Roma, L’erma di Bretschneider, 2008.

3. Per la genesi di una poesia

L’ultima poesia di Luzi dovrebbe essere Lasciami, non trattenermi, appena edita nell’eponimo volume garzantiano. Si legge autografa in Agenda del Porto di Ravenna Edizione 20054, alle pp.3-4 e 5-6 febbraio, quindi indubitabilmente scritta negli ultimi due mesi di vita, e si presenta con un segno di rilievo (una doppia lineetta); inoltre secondo la testimonianza di Caterina Trombetti questa poesia le venne privatamente letta dall’autore pochi giorni prima della scomparsa:

Lasciami, non trattenermi
nella tua memoria
era scritto nel testamento
ed era un golfo
di beatitudine nel nulla
o un paradiso
di luce e vita aperta
senza croce di esistenza
che sorgeva dalle carte
ammuffite nello scrigno. 10
E lei non ne fu offesa,
le nascevano, né sentì prima rimorso
e poi letizia, impensate latitudini
nelle profondità del desiderio,
ecco, la trascinava
una celestiale oltremisura
fuori di quella ministoria, oh grazia.
Si scioglievano
l’uno dall’altro i due
e ogni altro compresente, 20
si perdevano sì,
però si ritrovavano
perduti nell’infinito della perdita –
era quello il sogno umano
della pura assolutezza.

Nelle pagine precedenti della medesima agenda si trovano più abbozzi, per cui. possiamo seguire la genesi di questa poesia, nel suo farsi: l’incipit, come spesso, è sicuro e saldo, non viene mai messo in discussione; in questo caso anche l’explicit pare già individuato, se non precisato dalla prima stesura:

[A p.30 gennaio]

(nel corpo di pagina)
“Lasciami, non trattenermi
Nella tua memoria”,
questo diceva il testamento
ed era un golfo
di beatitudine nel nulla 5
e un paradiso
di vita e inesistenza
<di santa nullità nel Regno>
che s’aprivano
(variante)
nella santità | libertà del Regno
che si apriva alla mente
degli ar
Si lasciava così chiamare
la pura assolutezza
del sogno umano

(Al margine superiore sopra la data)
Era scritto così nel testamento

(sul margine sinistro, in scritta obliqua a partire dal v.8 cancellato)
di luce e vita / nella libertà / del Regno / che si / apriva / dalle carte / ingiallite nello scrigno

(in calce all’ultimo verso “del sogno umano”, sempre in scrittura obliqua)
Così si lascia / chiamare / il desiderio umano / di uscire dalla stretta

Gli interventi correttivi tendono a precisioni di dettaglio (le “carte”, lo “scrigno”) e a mutare al presente l’esito finale. Nell’ampliamento della pagina pari a fianco viene introdotta la figura e la prospettiva di “Lei”, che viene ad incarnare in concreto e con una gamma di movenze psicologiche.

Assai importante la specifica decodificazione con “mio Dio”, per l’esito del “desiderio umano”, precisazione lasciata poi cadere e resa implicita nella stesura definitiva:

A p.28 /29 gennaio

(margine superiore destro, a fianco della data, in obliquo)
Senza croce / d’esistenza

(in obliquo)
E lei non / offesa <**> le / nascevano nonpensanti / latitudini / nella profondità del / desiderio / un’oltre
misura / le cancella / i limiti dell’essere / e il non essere / stata

Così si perdono / e si ritrovano nella perdita / ogni <limite> / / vincolo / della pura / assolutezza / del sogno
umano / di liberazione

(a destra del precedente)
verso il cielo / o verso il mondo

(al margine inferiore destro, sempre in obliquo)
Mio Dio, / così si lascia chiamare / il desi[derio] umano / di uscire dalla stretta

Componendo l’avvio e l’ampliamento a fronte, Luzi può scrivere una nuova stesura già quasi completa, in cui rare sono le incertezze nella prima parte, mentre la seconda – come spesso – conosce nuove rielaborazioni:

[A p. 31 gennaio]

“Lasciami, non tratte[ne]rmi
nella tua memoria”.
Era scritto nel testamento
ed era un golfo
di beatitudine nel nulla
o un paradiso
di luce e vita aperta
senza croce d’esistenza
che <s’apriva> +sorgeva+ dalle carte
ammuffite nello scrigno.
E lei non ne fu offesa,
le nascevano, ne fu appena (variante interlineare e a margine sinistro: sentì / prima / rimorso / e poi letizia)
sorpresa, impensate latitudini
nella profondità del desiderio
un’oltremisura (variante: folta[?])
le cancellava i limiti
<dell’> +tra+ l’essere e il non essere
stata.
Oh
grazia, oh sogno di pura
assolutezza

L’alea della seconda parte è dovuta dal gioco complesso di antitesi tra perdita e assoluto, nella prospettiva di “lei”, tanto da necessitare una nuova distesa e più salda stesura sulla parte di “lei” e un primo imbastimento di finale, che vede replicato il tema di radicale antitesi (nulla-assoluto) nella prospettiva questa volta dei “due” (da notare l’incerto andamento verbale tra presente, imperfetto e remoto nella stessa referenza: “la trascinava” – “annulla” – “la trasse”):

[alla successiva p.nn.a fronte con immagine ‘La dogana S.Maria della Salute’ di W.J.Muller]

Le nascevano, ne sentì prima rimorso
poi letizia, impensate latitudini
nella profondità del desiderio
una celestiale oltremisura

(variante aggiuntiva: ecco, la trascinava / fuori dalla / loro ministoria / <cancella la> ministoria)

[sotto l’immagine, in obliquo]

– (al centro) si scioglievano
– (a sinistra) una forte oltremisura / annulla la ministoria / la trasse <**> fuori / da ogni limite / tra l’essere / e
il non essere stata
– (a destra) si scioglievano / l’uno dall’altro / si perdevano
– la trascinò
– (al centro) si scioglievano

Occorre tirare le reti ancora aperte e quindi riformulare seconda parte e finale, con un esito quasi definitivo:

[A p.1/2 febbraio]
E lei non ne fu offesa
le nascevano, ne sentì prima rimorso
poi letizia, impensate latitudini
nelle profondità del desiderio
ecco, la trascinava una celestiale oltremisura
fuori della | da quella ministoria, oh grazia
<si scioglievano i vincoli a uno a uno
della loro> <si perdevano
l’uno dall’altro e da sé stessi>
si scioglievano
<da loro, da ogni altro
e da se stessi> +l’uno dall’altro i due+
e ogni altro astante.
Si perdevano, si ritrovavano
<nella loro perdita>
+ +perduti+ nell’infinito della perdita+
era quello il sogno umano
di pura assolutezza <?>+…+

Segnalo ancora, da questa estrema agenda, gli ultimi appunti scritti, un incipit di versi e un avvio di una nota critica su Cesare Viviani, il poeta prediletto della generazione postnovissima:

[A p.11/12 Marzo]
Il primo cielo poggia lievemente
Sulla cresta dei monti

[A p.13 Marzo domenica]
Il salto di territorio, lo scavalcamento di un bacino e dei materiali <dello stesso> +ivi+ contenuti Cesare
Viviani ha decisamente rotto con l’ordine e con la sua antitesi, ha mutato campo e coltivo<,> +e+ ha spostato
su quest<o>+a+ <nuovo> realtà l’asse del suo lavoro creativo.

Note

1 Incuranza per le proprie cose, non per l’altrui; ricordo infatti che fu Luzi a dare l’annuncio del ritrovamento del manoscritto poetico di Campana Il più lungo giorno, sinopia dei Canti orfici (Un eccezionale ritrovamento fra le carte di Soffici. Il quaderno di Dino Campana , “Corriere della Sera” del 17-VI-1971).

2 Elenco completo in Quaderni del Centro Studi Mario Luzi, I, 2000, pp.5-13; II, 2001, p.5.

3 Cfr. N.Petreni, Caro Mario…Caro Leone, in Quaderni del Centro Studi Mario Luzi, V, 2004, pp.6-11.

4 Sicuramente l’ultima agenda in mano di Luzi, ma non è detto sia quella esclusiva degli ultimi scritti. Una riprova è data dall’abbozzo lungamente lavorato alle pp. 24/25 e 26/27 Gennaio e poi ripreso compiutamente come poesia (non evidenziata) Chi erano? in Agenda RAS 2000 (a p.15 aprile). L’agenda ravvenate ha come un appunto-epigrafe sulla pagina pari a fronte della pagina-copertina (nn.) di Gennaio: “lo stabbio della stampa / partitica fa <fare> assicurato / il pecorile”. Seguono: a pp. 21/22 e 23 Gennaio una minuta di nota critica su Domenico Jannaco; alle pagine successive il citato abbozzo poetico; alle pp. 28/29, 30, 31 Gennaio e pagina illustrata a fronte, 1/2 febbraio l’elaborazione di Lasciami, non trattenermi, stesa in pulito a pp. 3/4 e 5/6 Febbraio.

5 Aut. in Agenda del Porto di Ravenna Edizione 2005 alle pp.3-4 e 5-6 febbraio, approvata – presumibilmente – con una doppia lineetta di evidenza al margine superiore; incipit al 5-6 febbraio (in minuscola, d’uso d’autore); conclusione al 3- 4 febbraio, con tre pentimenti (v.12: “le nascevano, né sentì prima <il> rimorso”; v.19 “Si scioglievano <l’un->”; v.21: “si perdevano <?> si”). Introduco segno di punteggiatura al v.17, giustificato dalla maiuscola del verso successivo.