Il tocco estremo di Arturo Benedetti Michelangeli

PDFCorriere della Sera: Inediti – In occasione del centenario del poeta Mario Luzi, ritrovato un suo testo sul pianista.
Oggi un convegno a Milano

19 marzo 2014

Oggi si entra nel vivo del centenario della nascita di Mario Luzi (20 ottobre 1914 – 28 febbraio 2005). Si apre alle 9.30 un convegno di due giorni promosso dai Padri Domenicani delle Grazie di Milano, dal Centro di ricerca «Letteratura e Cultura dell’Italia Unita» dell’Università Cattolica e dalla «Associazione Mendrisio Mario Luzi Poesia del Mondo». Ad esso idealmente partecipiamo pubblicando un testo ritrovato del poeta su Arturo Benedetti Michelangeli, il pianista scomparso nel 1995. Il testo non reca una data ed è stato rinvenuto dal figlio Gianni, tra le carte del padre; lo ha esaminato Stefano Verdino, curatore del «Meridiano» Mondadori su Luzi. Questa sera, sempre alla sagrestia del Bramante, ci saranno le testimonianze di Massimo Cacciari e Paolo A. Mettel (presidente dell’associazione di Mendrisio), le letture di Roberto Mussapi e la musica dell’ensemble «Soli Deo Gloria», diretta da Marco Giubileo, con Bach, Haydn, Mozart, Puccini e Giubileo.

Arturo Benedetti Michelangeli (1920-1995)

Arturo Benedetti Michelangeli (1920-1995)

Sembra incredibile, eppure anche Arturo Benedetti Michelangeli ha avuto i suoi anni di oscurità. I suoi anni oscuri sono però brevissimi, quanto dura l’infanzia, lo studio e l’incubazione. Subito alle prime sortite pubbliche la fama lo circonfuse; il mito seguì dappresso. Ho avuto il fortunato privilegio di ascoltarlo, adolescente, ancora anonimo o quasi, in uno dei sabati della Sala Bianca a Palazzo Pitti, allora addetta alla musica da camera… Siamo in anni lontani, addirittura prebellici se la memoria o la cronologia non mi tradisce… Aveva da poco vinto un prestigioso concorso e iniziato il laborioso cammino dei concerti. Il suono fu la prima emozione straordinaria. Non avevo mai sentito il pianoforte rispondere così al tocco di un pianista. In altri modi, sì, aveva elargito le sue inattese magie: Cortot, Gieseking… Ma quello era un cristallo inaudito nelle sue vibrazioni, nel suo tinnire imperioso. Chopin si svelava altro e abissalmente se stesso. La tecnica, il rigore estremo, maniacale esaltarono il suo stile. La disperata sete di perfezione lo rendeva anche più intenso. La meraviglia di un concerto di Michelangeli era tanto per le altezze e le profondità musicali toccate quanto per la tensione, che si sentiva, a superarle in una irraggiungibile sublimità. Lo si sorprendeva insomma sempre in lotta con il suo limite e lui solo poteva essere il suo giudice. Questa prova superiore soggiogava l’uditorio. Dono, disciplina, volontà, miraggio congiuravano al grande esito. Era davvero esemplare. Rendeva cioè visibili le energie che concorrono alla creazione dell’arte.

Mario Luzi