Convegno di studi Università Cattolica

Viaggio terrestre e celeste di Mario Luzi

Università Cattolica del S. Cuore – Basilica di S. Maria delle Grazie Milano, 19-20 marzo 2014

di P. Gianni Festa

Manifestazione nell’ambito del Centenario dedicato a Mario Luzi, visita il sito ufficiale

Si è svolto tra l’Università Cattolica e il Centro Culturale “Alle Grazie” dei Padri Domenicani, il Convegno milanese sul Viaggio terrestre e celeste di Mario Luzi (Milano, 19-20 marzo 2014) che ha visto impegnati i più grandi studiosi di Mario Luzi (per l’elenco cfr. il pieghevole presente sul nostro Sito). Questo importante appuntamento – compreso nelle iniziative attivate nell’ambito del Centenario luziano – è stato promosso dai Padri Domenicani di Santa Maria delle Grazie in Milano, dalla “Associazione Mendrisio Mario Luzi Poesia del mondo” e dal Centro di ricerca “Letteratura e Cultura dell’Italia Unita” dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Le due giornate di studio sono state anche impreziosite da un Recital musicale (il 19 sera) nel corso del quale, dopo una testimonianza di Massimo Cacciari, il poeta Roberto Mussapi ha letto testi del poeta fiorentino, mentre il 20 pomeriggio, Armando Torno ha moderato una indimenticabile tavola rotonda alla quale hanno preso la parola alcuni tra i maggiori poeti viventi: Loi, De Angelis, Oldani, Ramat, Rondoni e Viviani. Poco prima era stato proiettato il bellissimo documentario curato da Marco Marchi con la regia di A. Bartoli e S. Folchi, dal titolo “In Toscana. Un viaggio in versi con Mario Luzi”.

È emersa, nel corso delle relazioni, l’incessante vena di ricerca dell’assoluto, da parte del poeta fiorentino, scriba e profeta ancorato alla Parola, che di questa è stato esemplare, indimenticabile cantore e celebrante. Luzi ha sentito, fin dal principio, il valore creante della parola, e, fiducioso nella sua forza, si è dibattuto tra il buio e la luce, tra l’opaco della necessità e la chiarezza della verità, «finché una luce senza margini d’ombra / illumina l’oscurità del tempo».

Mario Luzi si è abbeverato a una franca vena dantesca, e ha disciolto il linguaggio «profondamente naturale» della poesia in tutte le fibre del linguaggio dantesco, in particolare quello della stagione paradisiaca (almeno da un certo punto in avanti), per dar vita a una ‘parola nuova’, semanticamente ricca e pregnante. Egli era pure un attento lettore della Bibbia, che teneva sul comodino – dice Stefano Verdino –, molto colpito, soprattutto in età matura, dagli scritti paolini, a cui ha dedicato autorevoli studi.

Luzi si è interrogato a lungo sul problema dell’effabilità e del linguaggio, che spesso mortificava l’urgenza di espressione del mistero. Egli concepiva il silenzio e la voce come un’endiadi (non come un ossimoro), come «linguaggi alterni»: «Silenzio e voce non sono […] fondamentalmente contrapposti […] Uno, la voce, si stacca dall’altro, il silenzio, ma aspira a ritornarvi; aspira anche a compenetrarsene, a farlo entrare nella vocalità come componente profonda».

Poeta per la vita, innamorato della vita, Luzi non ha mai ceduto al disincanto, né si è arreso, neppure di fronte alla devastazione e alla morte. Dalla sua poesia si respira l’afflato della speranza, che dà forza incessante: «L’amore aiuta a vivere, a durare, / l’amore annulla e dà principio. E quando / chi soffre o langue spera, se anche spera, / che un soccorso s’annunci di lontano, / è in lui, un soffio basta a suscitarlo».

Il Viaggio terrestre e celeste di Mario Luzi si è snodato tra relazioni che hanno spaziato dai frammenti ai fondamenti della sua poesia, dalle epifanie alla profezia, allo stile liturgico delle ultime raccolte.

Al termine del suo viaggio terrestre, «su alla celestiale cima», avrà fatto felice naufragio nella Grazia e ora, fattasi chiara la luce, completata la conoscenza, nella celeste «spera» contempla il mistero tanto cercato nella vita terrena.

Convegno Università Cattolica