Autoritratto di un poeta nato per «accrescere l’esistente»

Di Alberto Cadioli – LinkPDF

Pochi giorni prima di morire, nel febbraio del 2005, Mario Luzi – ormai riconosciuto come uno dei grandi poeti italiani del Novecento – aveva parlato a Paolo Andrea Mettel dell’introduzione che aveva intenzione di scrivere per «Autoritratto», il libro cui da qualche tempo stava lavorando. Era stato proprio Mettel, imprenditore e bibliofilo, che più volte ha manifestato la sua grande passione per i libri con significative forme di mecenatismo, oltre che facendosi editore di volumi pregiati, a sollecitare al poeta un’antologia personale che raccogliesse poesie, pagine di prosa, scene di teatro da lui stesso selezionate.
E Luzi ci si era dedicato con passione, con l’aiuto di Stefano Verdino (uno dei critici più assidui della sua opera e curatore del volume uscito per i Meridiani Mondadori nel 1998): aveva scelto versi della sua lunga e ininterrotta attività poetica, a partire dalla prima raccolta, La barca, del 1935, e proseguendo con i tanti suoi libri, in particolare quelli di maggior rilievo per lo sviluppo della sua poesia (da Nel magma a Su fondamenti invisibili, da Per il battesimo dei nostri frammenti a Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini), fino a Dottrina dell’estremo principiante, raccolta allora recentissima, del 2004; aveva valorizzato passi delle sue opere teatrali, alle quali teneva molto ed erano poco note (Libro di Ipazia, Rosales, Hystrio, Felicità turbate, Opus florentinum); e ritagliato pagine saggistiche importanti per la sua riflessione sulla poesia.

Il volume, con il titolo «Autoritratto». Scritti scelti dall’Autore con versi inediti, uscì postumo, nel 2006, nella collezione Metteliana, per la cura di Mettel e di Verdino, senza l’introduzione cui l’autore aveva pensato ma con una sezione di poesie inedite. Nel ripercorrere la propria storia di scrittore Luzi aveva delineato, consapevolmente, un preciso autoritratto letterario, e, senza saperlo, aveva realizzato anche il suo ultimo libro, e con esso “Un testamento ampio e completo per tutti gli appassionati di poesia” (secondo le parole della “Nota dell’editore” di Paolo A. Mettel).
Alla prima seguirono altre edizioni, sia per Garzanti (2007) sia ancora per Metteliana (2014), corredate da scritti critici o da testimonianze in ricordo del poeta; essendo queste edizioni esaurite, nel marzo di quest’anno, ancora con la sigla Metteliana, è uscita un’ulteriore nuova edizione (sempre a cura di Paolo Andrea Mettel e Stefano Verdino), che si distingue dalle precedenti, poiché, come si legge esplicitamente nella prima riga dell’Introduzione (firmata da Paola Baioni, che scrive anche le note), “è per gli studenti”.

L’indicazione così precisa del destinatario ideale dell’ultima edizione spiega subito la novità della nuova stampa, l’aggiunta, cioè, di un ampio apparato di note che, proprio perché pensate per giovani poco o nulla abituati alla lingua colta, si soffermano prima di tutto sugli aspetti linguistici dei testi, sottolineando l’importanza stilistica di alcune espressioni, ma soprattutto spiegando il significato di singoli lemmi, per rendere più facile la comprensione sia dei versi sia delle prose.
Più che un commento, dunque, e nonostante un frequente richiamo ai testi di altri poeti della tradizione italiana, l’annotazione della nuova edizione di «Autoritratto» si pone il compito di introdurre il lettore nella lingua del poeta, il cui registro, nelle prime raccolte in particolare, è molto alto. Questa scelta, che può suggerire una più ampia riflessione su quali modalità di edizione sono necessarie per portare a un alto numero di lettori i testi dei poeti contemporanei, contribuisce a raggiungere l’importante obiettivo di diffondere la conoscenza della poesia di Luzi, perseguito da Paolo Andrea Mettel anche con le iniziative dell’Associazione Mendrisio Mario Luzi Poesia del Mondo, della quale è presidente.

Per le sue caratteristiche, la nuova edizione dell’«Autoritratto» può raggiungere, al di là dell’ambito prettamente scolastico, tutti quei lettori che hanno desiderio di accostarsi, magari per la prima volta, ai versi e alle pagine in prosa di Luzi. Nella stessa direzione di dare uno strumento utile al lettore si muove l’introduzione, che descrive brevemente, titolo dopo titolo, le pubblicazioni del poeta; e strumenti utili sono anche l’ampia “Nota biografica” (a cura di Stefano Verdino) e la sezione intitolata “Note critiche”, che, arricchita rispetto alle precedenti edizioni, offre numerosi scritti di studiosi dell’opera di Luzi o di persone a vario titolo a lui vicine: da Gianfranco Ravasi a Massimo Cacciari, da Sebastiano Grasso a Carlo Carena, da Verdino a Mario Marchi, per citare solo alcuni (ma è bello segnalare la testimonianza di Giorgio Pinchiorri e Annie Feolde, che ricordano con emozione quando il poeta, “con la sua aria scanzonata di ragazzino…novantenne”, entra per la prima volta nel loro ristorante di via Ghibellina a Firenze). Con i testi critici, gli interventi, le testimonianze il lettore può approfondire la ricchezza letteraria, umana, religiosa del poeta.

È necessario dire anche del lucidissimo testo, posto come scritto preliminare ad apertura di libro, che Mario Luzi aveva scritto come discorso di ringraziamento dopo la nomina a Senatore a vita: il poeta sottolineava di sentirsi il rappresentante di “un lato della nostra realtà troppo spesso trascurato e maltrattato, quando dovrebbe essere privilegiato e sostenuto in tutte le sue manifestazioni di splendore e di bisogno”, il rappresentante cioè del “settore” (e Luzi aggiungeva “ma dispiace chiamarlo così”), “della cultura, dell’arte, della loro storia, dei loro documenti e monumenti, della loro attualità”.
E ancora vanno ricordate le pagine di Ritorno Lucchese, del dicembre 2004, poste come “Prefazione” di «Autoritratto», nelle quale Luzi afferma, in pochi tratti densissimi e di grande fascino, una precisa idea di poesia: la condizione “vitale” del poeta è il “poiein”, ma questo “non significa fare per fare, ma produrre qualcosa che prima non c’era, accrescere l’esistente”. Richiamando Carlo Bo (e il suo Letteratura come vita, uscito nel 1938 e subito diventato, indipendentemente dalla volontà del suo autore, il manifesto di quello che veniva definito “ermetismo”), Luzi aggiunge che non si deve chiedere alla poesia “la ripartizione o la rappresentazione dell’esistente, non la chiarificazione di qualcosa che può essere spiegato con mezzi anche esterni, ma un salto dal conosciuto, dal già dato e donné, verso l’assolutezza irraggiungibile forse, che può balenare prodigiosamente attraverso la parola”.

Questa idea di poesia, semplice nella sua esposizione ma difficilissima nella sua esecuzione, ha guidato tutta l’attività letteraria di Luzi, e la ricchezza delle pagine di «Autoritratto», offrendone un’alta testimonianza, rivela anche la grandezza dei risultati che lo scrittore ha raggiunto.

Mario Luzi , «Autoritratto». Scritti scelti dall’Autore con versi inediti, a cura di Paolo Andrea Mettel e Stefano Verdino, introduzione e note di Paola Baioni. Metteliana – Centro stampa, 2017, € 15,00