9° anniversario della scomparsa di Luzi

Sabato 15 marzo 2014 a Pienza è stato celebrato il nono anniversario della scomparsa di Mario Luzi. Sono intervenuti Armando Torno del Corriere della Sera, il nostro presidente Paolo A. Mettel, il presidente del centro studi Mario Luzi “la barca” di Pienza Nino Petreni e l’artista Marco Nereo Rotelli. È stato proiettato il film “Nulla va perduto” di Nino Bizzarri ed è stata presentata la Plaquette artistica 2014. Ad arricchire l’evento ha contribuito Luciano Bonuccelli con letture di Mario Luzi.

Manifestazione nell’ambito del Centenario dedicato a Mario Luzi, visita il sito ufficiale

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Video integrale dell’evento ↓

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Nulla va perduto di Nino Bizzarri ↓

Il film è stato proiettato in sala nel corso dell’evento

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NOTA SULLA NASCITA DEL FILM
NULLA VA PERDUTO
di Nino Bizzarri

Non potrei dire di essere stato amico di Mario Luzi. Ma ho avuto la grazia di incontrarlo diverse volte. Da quegli incontri è nato il film.

Ho sempre pensato, con Giudici, che Luzi fosse il poeta della Pienezza. Se ne aveva la sensazione anche ascoltandolo: offriva solo pensieri che aveva personalmente pensato, senza sospetto di letteratura, e il suo modo di parlare, all’apparenza lento, rispondeva ad un desiderio di esattezza, che riusciva sempre ad arrivare al punto nodale dell’argomento senza vaghezza e senza spreco.

A volte, all’improvviso, si scorgeva anche una sua gentile impenetrabilità.

L’occasione per incontrarlo è stata una una lezione da lui tenuta all’Accademia della Crusca, che ruotava intorno all’idea di madre-lingua. Alla fine gli chiesi di poterci rivedere, gli domandai senza insistere se potevo portare con me una macchina da presa e una piccola troupe. E Luzi, che aveva qualcosa di regale, non disse di no a priori. Così ci siamo ritrovati una estate a Pienza. Poi in occasione del suo novantesimo compleanno, e di seguito mi invitò alcune volte a casa sua a Firenze.

La costruzione del film nasce da un intento, non so quanto temerario, di fare non un film su Luzi, ma sulla sua poesia. Come è possibile, mi sono chiesto. Si può filmare la poesia? Che significa? Come si fa a mettere in rapporto un’immagine visiva con una immagine scritta, senza cadere nel rischio tremendo dell’illustrazione, nè in quello uguale e contrario dell’accoppiamento arbitrario, casuale, tra immagine e parola?

Il discorso che si apre qui sarebbe lungo. Ma qualcosa possiamo dire. Tenendo a mente alcune illuminazioni dello stesso Luzi.

Le immagini poetiche non vanno interpretate e spiegate, ossia portate a concetto, bensì completate nel loro fluire, fruite nella loro immediatezza, nel loro puro apparire. Qualunque intromissione di elementi concettuali nella visione, anche quando sono di grande livello, e tendono per così dire a penetrare l’immagine per fissarne il contenuto, certo aiutano a cogliere qualcosa, a volte anche molto, ma fatalmente perdono l’immagine, ossia l’esperienza dell’immediatezza che l’immagine poetica consente. E l’immediatezza al cinema è tutto.

La grande poesia risveglia nel lettore la sua forza immaginante. Certi versi provocano una ripercussione, un riecheggiamento interiore, una risonanza. Il cinema, può, e deve fare questo: carpire la risonanza. È un atto di partecipazione e di immedesimazione con il lavoro immaginante del poeta, e al contempo, di reinvenzione delle sue immagini al di là di lui stesso. Senza mai cadere nella gratuità e nella casualità, e nella illustrazione come dicevo. Compito del regista è restituire una temperatura, una durata, una cadenza, un fuoco, con assoluto rigore, e seguendo l’imperativo della fedeltà.

Creare immagini fedeli, a partire dalla risonanza che il verso provoca, è possibile, perché l’immagine catturata da un poeta ha le sue radici in ognuno di noi.

Via Principe Umberto 85 – 00185 Roma, web www.ninobizzarri.it